Riflessioni di Borsa

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gruff
view post Posted on 13/8/2007, 22:25




Ho trovato interessante nella mia posta giornaliera l'articolo che allego proveniente da finanza.com:




A cercar bene qualche segnale di speranza c’è ***

Negli scorsi giorni da questo sito ho avuto modo di esporre nell’Angolo del trader e prima ancora in alcuni Black Box la mia visione negativa sull’attuale fase di mercato.
Una vecchia massima di Borsa dice però che quando le crisi dei listini iniziano a occupare le prime pagine dei giornali (come è avvenuto sabato) è arrivato il momento di comprare, fedelmente alla tradizione che vorrebbe la carta stampata lanciare allarmi solo a male conclamato.
Nel fine settimana mi sono dunque sforzato di trovare qualche indizio di speranza in un contesto che sembra non offrirne affatto, al di fuori della buona reazione di Wall Street venerdì sera.
Nel weekend mi sono così preso la briga di verificare cosa è accaduto alle Borse tutte le volte che sul mercato obbligazionario si è assistito a un’impennata degli spread (differenziale di rendimento) tra titoli ad alto rischio (subprime ma non solo) e titoli governativi, che è poi quanto avvenuto dall’ultima settimana di luglio a oggi, anche se in realtà si è trattato di una violenta amplificazione di un movimento iniziato già a partire dall’1 giugno. Da allora gli spread hanno avuto un incremento di circa il 77%. Non è esercizio da poco se si considera che una crescita di tali spread segnala l’aumento dell’avversione al rischio ed è direttamente legato alla carenza di liquidità sul mercato del credito.
A una prima lettura i risultati sono sconfortanti. Negli ultimi 10 anni l’ascesa degli spread ha immancabilmente anticipato correzioni di Borsa, a volte dure. Una di queste fasi di ascesa parte nel dicembre 1999 e si conclude a inizio 2001. Nel frattempo, nel marzo 2000 era scoppiata la bolla internet e l’S&P500 americano aveva perso il 12%. Ma come sappiamo le borse avevano ancora da scendere. Un'altra fase di allargamento degli spread si apre nel settembre 2001 (Torri Gemelle), dura all’incirca un mese e in questo periodo l’S&P perde poco meno del 10%. Ancora non era finita. Qualche mese di pausa e gli spread ripartono verso l’alto ad aprile 2002 per fermare la loro corsa a settembre/ottobre 2002. E qui la velocità di avvitamento delle Borse tocca il suo momento peggiore. In quei mesi l’S&P perde circa il 23%.
Cosa c’è di positivo in tutto ciò? Innanzitutto che a settembre 2002 gli spread su titoli ad alto rischio viaggiavano sopra i 1000 punti base mentre oggi ci troviamo poco sotto i 440 punti. Soprattutto però c’è un segnale incoraggiante: gli spread sono schizzati verso l’alto anche un’altra volta, tra il marzo e il maggio del 2005, e credo che pochissimi se ne siano accorti. Le Borse ebbero infatti un ripiegamento inferiore al 5%. Che c’è stato di diverso in questa occasione? Una cosa: nella primavera del 2005 i multipli non erano più quelli degli inizi degli anni 2000. Il price earning (prezzo/utili) dell’S&P/500 ad esempio era pari a 20. Nel dicembre ’99 invece era pari a 35, a 40 nel settembre 2001 e superiore a 45 nell’aprile 2002.
Oggi il p/e dell’S&P/500 è sotto il valore di 17, quello dell’S&P/Mib italiano ancora più in basso.
Le valutazioni non sono quindi da bolla. Basterà come polizza di assicurazione ai listini o predominerà l’effetto incertezza? Personalmente ho liquidato le posizioni da un paio di settimane e non credo che almeno per un altro mese, mese e mezzo, ci siano le condizioni per operare senza affidarsi al caso. Prima occorrono conferme che il sistema finanziario mondiale sappia ancora reggersi sulle proprie gambe, poi ci sarà ancora tempo per tornare sul mercato. L’alternativa è il dentro e fuori in scia ai volatili umori di giornata, ma dubito che alla fine il bilancio di questa strategia possa essere più proficuo dello stare fermi per un po’, anche se questo potrebbe voler dire perdere la prima fase del recupero. Troppo forte è il rischio di scottarsi. Troppe sono ancora le probabilità che la lista dei fondi in crisi si allunghi. Troppe anche quelle che a queste crisi vengano associati i nomi di banche prestigiose. Forte è la probabilità che altri shock possano piovere sul mercato senza preavviso. E i fulmini, a ciel sereno o no, bruciano.

 
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