| Le regole anti-Orso: niente panico, non svendere, è sufficiente alleggerire Cirenei (Bpm): «Chi compra scelga business che capisce». Martinelli (Anima): «Qualche affare si trova già». Gentili: «Fiat, Italmobiliare risp. e Unicredito»
C’è chi compra, chi vende e chi scappa. Altri mettono la testa sotto il cuscino per non soffrire. Ma per tutti il consiglio è lo stesso: non fatevi prendere dal panico. Già, bravi, ma non è semplice per chi vede svanire i risparmi, come se partecipasse a un’estenuante roulette russa. Certo, è tipico dell’Orso, nulla di nuovo, ma quanto fa male! Il primo gestore non ha mezze misure: «La gente svende per paura. Peggio per loro, io compro per me. Ma per favore niente nomi». Va bene, rispettiamo l’anonimato e guardiamo le cifre della paura: in tre settimane il Mibtel ha perso il 12% (il 20% dai top di maggio). Ma non basta: l’Orso si è già mangiato il pacchetto di incentivi di Bush e il taglio dei tassi di Bernanke. E così, anche per i gestori di lungo corso, che tra Ltcm, bolla Internet e Torri Gemelle ne hanno viste di tutti i colori, le giornate sono frenetiche: riunioni improvvise, caffè sul tavolo, strategie da rivedere. Eppure lo sanno bene: è in momenti come questo che si fanno affari. E i risparmiatori? «Contano le ferite e ci chiedono di minimizzare i danni», riprende il nostro anonimo. Che fare dunque?
CERCHIAMO DI CAPIRE. «Se le oscillazioni del patrimonio sono tali da incidere sulla qualità della vita - consiglia Pietro Cirenei, direttore generale di Bipiemme Gestioni - vuol dire che il risparmiatore ha esagerato, senza rispettare il suo profilo di rischio. Se è così, meglio alleggerire». Insomma, a questi prezzi si «capitola» se si è comprato a ruota libera. Converrà sfruttare un rimbalzo per uscire. In ogni caso, «vendere tutto adesso è un errore», mette in guardia Fabrizio Quirighetti, capo-economista di Banca Syz. Altrettanto sbagliato, se non peggio, è cadere nella tentazione di «mediare» al ribasso: quando le discese non sembrano avere fine il rischio è gettare via tutto in uno scatto di nervi. Ma con che criteri diminuire l’esposizione? «Il primo parametro - aggiunge Cirenei - è mantenere i titoli che si conoscono di più. Poi conta l’aspetto cedole». Ma attenzione: anche un rendimento alto può trarre in inganno, se non è sostenibile (vedere articolo pag. 14). Bene quindi le utility, per healthcare e farmaceutici le cedole non sono mai molto corpose, ma tendono ad aumentare. E per le banche crollate? Vai a saperlo. «Quando ripartirà il ciclo saranno le prima a correre», spiega un esperto. Già, ma quando ripartirà? Il consiglio di Patrizio Pazzaglia, direttore area finanza di Bank Insinger de Beaufort, è «ridurre le small cap e l’esposizione sui Paesi emergenti, diversificando il portafoglio sulla parte obbligazionaria governativa medio-lunga».
ACCUMULARE CON GIUDIZIO. «Dieci mesi fa era faticoso trovare titoli da comprare, era tutto caro. E infatti, da buon contrarian, ho venduto parecchio prima del collasso». Chi parla «saggiamente» è Giordano Martinelli, gestore di Anima: stile «value» e, appunto, contrarian. Nel crollo di lunedì 21 ha cominciato ad accumulare. E per stile di gestione guarda lontano: «Non mi interessano le bizze dei mercati, cerco valore». Diciamo subito, però, che non è stato certo l’unico a mettersi titoli in tasca durante il sell-off. «Fino al 19 gennaio - afferma Renato Guerriero, responsabile Italia di Dexia Am - eravamo un po’ scarichi sull’azionario, poi nei giorni scorsi abbiamo iniziato lo shopping». D’altra parte, osserva anche Cirenei, «Se non si compra ora, quando?». Soprattutto, se a vendere a rotta di collo sono gli istituzionali «costretti» da mancanza di liquidità, regole interne e riscatti. Ma se si andasse in recessione? Ebbene, le Borse scontano a questi prezzi un calo di oltre il 20% degli utili. Chissà se basterà. «Se sarà una recessione "normale" a questi prezzi esistono occasioni che non si presentavano da tempo», commenta Carlo Gentili, fondatore di Nextam Partners che in questi giorni ha messo in portafoglio Fiat (prima dei conti), Italmobiliare risparmio ma anche la Berkshire di Buffett. Come scovarle? «Guardando a bilanci solidi, generazione di cassa e scarso o nullo indebitamento», rileva Gentili. Certo, è necessario studiare la tattica giusta per entrare nel mercato. Anche perché l’Orso non sarà breve. E i minimi tutti da scoprire. Un’alternativa, per chi non sa avventurarsi troppo nei bilanci, è mettere in atto un piano di ingresso graduale. Il profilo tra rischio e rendimento con l’entrata a «rate» è il migliore se lo si adotta in modo sistematico. Bastano pochi euro al mese, magari cento o duecento. Fondamentale è non sparare tutte le cartucce in una volta. Insomma liquidità e orizzonte temporale sono le parole chiave. «Sarà essenziale - dichiara Gary Dugan, cio di Merrill Lynch Global Wealth Management - disporre di denari freschi per investire in asset che hanno sottoperformato». Già, ma con tale volatilità, da dove partire? «In questa fase - aggiunge Cirenei - non esistono parametri validi per tutti». «Se prendiamo i comparti meno legati al ciclo economico - continua - ci sono tre aspetti da considerare: pochi debiti, una crescita degli utili sostenibile e business facili da valutare». Insomma, meglio la pasta dei chip, perlomeno per chi non capisce nulla di informatica, direbbe perfino Warren Buffett. Di più: un investitore che non ha accesso ad analisi sofisticate è meglio che punti su business che hanno per oggetto prodotti che usa e conosce, fidandosi dell’esperienza. Largo quindi a medicine, bevande, cosmetici e alimentari. Per Martinelli, poi, è una buona idea guardare dove i timori del mercato si sono già abbondantemente scatenati: banche e retail. Una scelta ardita ma che segue una precisa logica: «Questi due settori - spiega - hanno iniziato a scontare il rallentamento dell’economia per primi. Gli altri sono stati coinvolti solo a gennaio, quando il mercato ha deciso di credere alla recessione di cui finora, però, non abbiamo ancora evidenza». A scegliere le banche è anche Gentili che ha approfittato del crollo di lunedì 21 per comprare «titoli Unicredit a quota 4,8 euro». E intende tenerli.
UN PO’ PIÙ TRADER. Se per avere soddisfazioni si dovranno attendere mesi la volatilità dei mercati richiede dinamicità delle scelte. «In questa fase - osserva Martinelli - le dinamiche sono veloci: raggiungiamo prima, e più velocemente, livelli interessanti, sia di acquisto che di vendita». Così se prima i gestori facevano soltanto una operazione alla settimana, magari nemmeno, ora ne fanno tre al giorno. «Di sicuro - commenta Pazzaglia, - la volatilità impone scelte rapide e un aumento di attività intraday, di solito più da scalper che da gestori». Ma attenzione a ragionare troppo da trader, è sufficiente un po’: altrimenti nessuno si lamenti se sale sulle montagne russe e poi gli manca il respiro.
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